Pioppo bianco (Populus alba)
Pioppo cipressino (Populus nigra piramidalis)
Prugnolo (Prunus spinosa)
Pungitopo (Ruscus aculeatus)
Robinia (Robinia pseudoacacia)
Rosa selvatica (Rosa sempervirens)
Rovo (Rubus fruticosus)
Sambuco (Sambucus nigra)
Sanguinella (Curnus sanguinea)
Vitalba (Clematis vitalba)
Vite selvatica (Vitis vinifera)
Le zone agricole
L'area del Poggino non è occupata solamente da siepi e da aree boscate: porzioni della parte sommitale e dei terrazzamenti che digradano verso la sottostante pianura sono interessate da una serie di attività agricole. Si tratta però di attività che non hanno il dirompente impatto ambientale che si registra sulle colline circostanti ma che, ben amalgamandosi con l'ambiente, contribuiscono alla sua biodiversità e al suo valore naturalistico.
Escludendo le aree cerearicole che occupano una parte del versante nord-ovest, tutto il resto delle coltivazioni è rappresentato da oliveti e vigneti, separati tra loro da prati a foraggio e "scamporati" che si compenetrano tra loro e contendono spazio alle zone boscate. Intramezzate al bosco e alle zone incolte, queste colture si sviluppano nel segno della promiscuità che una volta caratterizzava la collina toscana e, non richiedendo una grande quantità di sostanze chimiche, non influiscono negativamente sull'ambiente circostante. Oltre al pregio di riproporre l'agricoltura di qualità del passato, questo tipo di coltivazioni rappresenta una fonte di cibo e di pastura per gli animali che vivono nelle siepi e nei boschi del Poggino. All'imbrunire, non è difficile veder uscire dal bosco negli "scamporati" e nei prati i Cinghiali (Sus scropha), molto spesso con i loro piccoli ancora striati al seguito, ed i timidi Caprioli (Capreolus capreolus); quando si fa più scuro li seguono le Lepri (Lepus europaeus) e gli Istrici (Hystrix cristata); mentre dai prati si alza il richiamo del Succiacapre (Caprimulgus europaeus), l'Assiolo (Otus scops), il Barbagianni (Tyto alba) e la Civetta (Athene noctua) se ne stanno fermi sui rami più bassi degli alberi da frutto sparsi per vigneti, nell'attesa di poter ghermire qualche piccolo roditore di passaggio.
Prugnolo (Prunus spinosa)
Pungitopo (Ruscus aculeatus)
Robinia (Robinia pseudoacacia)
Rosa selvatica (Rosa sempervirens)
Rovo (Rubus fruticosus)
Sambuco (Sambucus nigra)
Sanguinella (Curnus sanguinea)
Vitalba (Clematis vitalba)
Vite selvatica (Vitis vinifera)
Le zone agricole
L'area del Poggino non è occupata solamente da siepi e da aree boscate: porzioni della parte sommitale e dei terrazzamenti che digradano verso la sottostante pianura sono interessate da una serie di attività agricole. Si tratta però di attività che non hanno il dirompente impatto ambientale che si registra sulle colline circostanti ma che, ben amalgamandosi con l'ambiente, contribuiscono alla sua biodiversità e al suo valore naturalistico.
Escludendo le aree cerearicole che occupano una parte del versante nord-ovest, tutto il resto delle coltivazioni è rappresentato da oliveti e vigneti, separati tra loro da prati a foraggio e "scamporati" che si compenetrano tra loro e contendono spazio alle zone boscate. Intramezzate al bosco e alle zone incolte, queste colture si sviluppano nel segno della promiscuità che una volta caratterizzava la collina toscana e, non richiedendo una grande quantità di sostanze chimiche, non influiscono negativamente sull'ambiente circostante. Oltre al pregio di riproporre l'agricoltura di qualità del passato, questo tipo di coltivazioni rappresenta una fonte di cibo e di pastura per gli animali che vivono nelle siepi e nei boschi del Poggino. All'imbrunire, non è difficile veder uscire dal bosco negli "scamporati" e nei prati i Cinghiali (Sus scropha), molto spesso con i loro piccoli ancora striati al seguito, ed i timidi Caprioli (Capreolus capreolus); quando si fa più scuro li seguono le Lepri (Lepus europaeus) e gli Istrici (Hystrix cristata); mentre dai prati si alza il richiamo del Succiacapre (Caprimulgus europaeus), l'Assiolo (Otus scops), il Barbagianni (Tyto alba) e la Civetta (Athene noctua) se ne stanno fermi sui rami più bassi degli alberi da frutto sparsi per vigneti, nell'attesa di poter ghermire qualche piccolo roditore di passaggio.