Contrariamente a quel che la maggior parte della gente pensa, il fagiano non è da annoverare tra la fauna Italiana autoctona: infatti questo colorato selvatico fu introdotto nel nostro paese dall'Asia minore, molto probabilmente negli ultimi anni dell'Impero Romano, per essere usato a scopo ornamentale. Solo in un secondo tempo fu impiegato all'interno delle riserve di principi e nobili, prima per la caccia con il falco e dopo, con l'introduzione delle armi da fuoco, per la caccia con gli "scaccini" in battuta. In un tempo relativamente recente la sua presenza fu allargata a tutto il territorio libero dove, per la sua rusticità e la sua capacità di adattamento, entrò immediatamente in conflitto alimentare con lo storno (vero ed unico fasianide naturale Italiano), segnando l'inizio del declino di questa specie. I continui e massicci lanci di fagiani prodotti in cattività effettuati negli ultimi venti-trent'anni, uniti al peggioramento delle condizioni ambientali delle campagne, hanno determinato una marcata riduzione sia della selvaticità di questo animale che della sua capacità di riproduzione spontanea.
Descrizione
Dell'antico fagiano comune proveniente dalla Colchide e introdotto per primo in Italia rimangono ben poche tracce, a causa dei continui incroci a cui la specie è stata sottoposta nel passato e del continuo mescolarsi in natura di razze e specie di diversa provenienza geografica. Nel migliore dei casi si può dire che il fagiano da caccia che popola attualmente i nostri territori deriva dall'incrocio tra l'antico abitante della Colchide (che non aveva il collare) e il fagiano Torquato (Phasianus colchis torquatus) detto anche fagiano dal collare. Questo ibrido ha una lunghezza totale di poco superiore a 90 cm., di cui 45-47 occupati dalla coda, e un peso di 1400-1500 gr. Mentre la colorazione della femmina appare dimessa e mimetica, il maschio fa bella mostra di uno sgragiante piumaggio: il capo e una parte del collo sono di color verde bottiglia, le guancie prive di piume evidenziano un rosso più o meno acceso a seconda delle stagioni e un candido collarino bianco separa la testa dal resto del piumaggio. Il petto e l'addome sono ricoperti da penne bruno-rossastre con forti iridescenze tendenti al verde; anche il dorso e la lunga coda sono bruno-rossastri ma presentano barrature nere. Le zampe hanno un forte sperone, molto sviluppato nei maschi, e sono robuste come robusto è il becco leggermente ricurvo verso il basso, simile a quello della gallina.
Abitudini e alimentazione
Uccello poligamo, il fagiano è un selvatico abitudinario. Al mattino si sveglia lanciando un grido rauco e immadiatamente si mette alla ricerca di cibo, che si procura pasturando sin verso leotto del mattino; abbandonata la pastura si "infratta" nel sottobosco, nelle siepi e nei macchioni rimanendovi sin dopo le quattro del pomeriggio, ora in cui riprende a pasturare fino all'imbrunire, dopodichè si ritira per la notte e, se è un selvatico di quelli "buoni", si rimette sopra ad un ramo a pochi metri dal suolo: così isolato non potrà essere attaccato dai predatori terrestri e potrà dormire con una certa tranquillità.
Le diverse specie e varietà di questo animale, pur differendo tra di loro, sono accumunate da una identica dieta, che risulta ampia e variegata. Essa consiste in bacche di vario tipo, in arbusti come il biancospino, il sambuco, il ginepro ecc., in semi di cereali, uva e frutta di stagione, insetti. In particolare il fagiano è ghiotto di larve di formiche, con le quali la femmina nutre i propri piccoli durante le prime settimane di vita.
Riproduzione
Sin dai primi giorni di aprile la livrea del maschio di fagiano comincia a presentare colori più vivaci e al di sopra delle orecchie s'innalzano, simili a due piccoli cornetti, due ciuffi di piume a forma di mezzaluna: questo accendersi di colori è il segnale che la stagione degli amori sta iniziando. Per giorni, orgoglioso del nuovo abito, il maschio si aggirerà per le campagne in cerca di femmine e, da buon poligamo qual'è, non sarà difficile osservarlo attorniato da numerose di queste. Ma non tutto sarà facile per lui e più di una volta dovrà difendere il proprio harem dagli attacchi di rivali meno fortunati con i quali dovrà affrontare combattimenti anche violenti a colpi di sperone e di becco. Finito il periodo dell'accoppiamento le femmine abbandonano presto i loro amanti e si ritirano per deporre le uova in un nido semplice che quasi sempre risulta essere un semplice avvallamento del terreno, magari situato ai piedi di un albero rivestito di erba secca. Le uova, da 8 a 12, vengono covate da 21 a 24 giorni. I piccoli nascono completamente ricoperti di piumino marrone e grazie ad una striatura più chiara sono molto mimetici. Attivi subito la schiusa, già all'inizio della loro seconda giornata di vita seguono la madre alla ricerca di cibo, pronti a nascondersi sotto di lei al minimo pericolo; il piumaggio definitivo è raggiunto all'inizio della primavera successiva, ma sin dalla fine di giugno le loro penne sono già abbastanza forti da consentire i primi voli.